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I Sassi di Matera
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- Scritto da Manuel
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Quindici anni fa quando visitai matera, oltre che restare affascinato dalla sua bellezza ed unicità, mi rimase molto impresso un cartello affisso su un muretto, da parte forse del sindaco, purtroppo questo non lo ricordo bene, che lamentava appunto la costruzione dello stesso da parte della produzione del film "La passione di Cristo" di Mel Gibson, sostenendo che avrebbe poi dovuto essere abbattuto per non snaturare la storicità del luogo. Adesso di tutto questo non esiste più traccia, non ne parla più nessuno nè nessuno sa nulla, sebbene io abbia chiesto a tutti, ma proprio tutti, dai giovani ai più anziani.
Raccontato questo piccolo aneddoto veniamo a Matera e ai suoi sassi.
A gennaio non c'è molta gente, molta di più di quella che mi aspettavo, ma non c'è ressa, si passeggia benissimo, si riesce ad entrare ovunque pressapoco subito.
Da piazza pascoli c'è il primo colpo d'occhio sui sassi, in forte contrasto con la città che abbiamo alle spalle. Riprendiamo la marcia e percorriamo il corso principale di Matera, per arrivare fino a piazza Duomo, dove inizia il vero e proprio tour all'interno dei Sassi, con la Cattedrale di Maria Santissima della Bruna e di Sant'Eustachio. Costo per la famiglia 2 euro.
Usciti dalla Cattedrale scendiamo tra i vecchi sassi guidati dall'istinto, non seguendo un percorso stabilito ma cercando di indirizzare la nostra visita verso il punto di partenza, così da fare un giro ad anello della città.
Tra un vicolo e l'altro raggiungiamo il corso principale dei sassi, via Madonna delle Virtù, e la seguiamo fino sopra al ponte Tibetano. Da qui per un sentiero non difficile, ma scomodo, scendiamo fino al ponte, circondati dal canyon naturale attorno al torrente Gravina. Attraversato il ponte si può continuare a salire fino al promontorio da cui i sassi di Matera si riescono a vedere nella loro interezza. Io su quel promontorio ci andai con l'auto, adesso ci si arriva solo con l'autobus, o a piedi risalendo appunto il sentiero che riparte non appena attraversato il ponte tibetano.
Tornati su via Madonna delle Virtù proseguiamo verso la "casa grotta", abitazione che ci mostra come viveno a Matera fino agli anni '50, quando la popolazione venne ricollocata in abitazioni decisamente più moderne. All'interno della casa grotta il posto d'onore è dell'asino, fonte di reddito e forza lavoro della famiglia. E' nella parte più calda della casa, più riparato, e spesso i suoi escrementi venivano utilizzati per scaldare l'ambiente, che comprendeva una cucina, un unica sala con letto matrimoniale (molto rialzato per proteggersi dall'umidità), mini tavolino attorno al quale si svolgeva la vita della famiglia, dalla colazione al pasto serale, e una cantina dove conservare letamene e paglia.
Stando a quanto ci ha detto la guida è l'unica vera abitazione riconosciuta e storica, dove hanno realmente vissuto delle persone. Le altre chissà. Insieme alla casa è possibile visitare altri due ambineti, una chiesa ruprestre e una grotta scavata nella roccia per conservare la neve.
Dopo una fugace visita alla chiesa ruprestre di San Pietro Caveoso saliamo sullo sperone di roccia dove c'è la chiesa rupestre di Santa Maria dell'Idris e un altro bel punto panoramico su Matera e sul canyon sottostante.
Da qui, in pochi minuti torniamo al belvedere di piazza Pascoli da dove questo bel giro era iniziato.
Per chi volesse una guida sappiate che Matera ne è piena, verranno loro a cercarvi, quindi se avete tempo e non avete bambini da controllare, approfittatene!
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Rifugio Marinelli
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- Scritto da Manuel
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Escursione: Dal rifugio Tolazzi al rifugio Marinelli
Luogo: Rifugio Tolazzi, Forni Avoltri
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione semplice se si fa la sterrata, più impegnativa tagliando per il bosco.
Durata: 1,37h - Sola andata, per 4,7 km
Panorama: 5/5 - Visuale magnifica della carnia, siamo sotto al monte Coglians.
Avvistamenti : No
Passeggino: Si, facendo però tutta la sterrata. Meglio se da trekking.

4.7 km, 02:15:42
L'escursione al rifugio Marinelli era, dopo il Pal Piccolo, nella top 3 delle escursioni da fare in carnia.
Partiamo con ordine. Si parte dal rifugio Tolazzi, da dove si può prendere anche l'altro sentiero per il lago Volaia, e si seguono le indicazioni per il rifugio Marinelli.
Una volta lasciato il bivio con il Lambertenghi/Volaia e preso il sentiero per il rif. Marinelli, ci si presentano due possibili strade. La comoda ma più lunga sterrata, o tirare dritto nel bosco in un bellissimo, ma più impegnativo sul piano fisico, sentiero di montagna che dopo una mezz'ora di cammino ci porta di nuovo sulla sterrata in prossimità della malga Moraretto, davvero molto carina.
Di nuovo si può scegliere. Un sentiero ripido e ovviamente più corto che da dietro la malga taglia la montagna e sale dritto per dritto puntando al Marinelli, oppure la sterrata, che decidiamo di prendere per alleggerire l'escursione. Non ci sono difficoltà, la strada è larga e comoda, si sale senza grossi problemi fino al rifugio, che è a 2.120m, proprio sotto il monte Coglians 2.780m, raggiungibile dal rifugio in un paio d'ore. Il paesaggio dal rifugio è magnifico, in particolare salendo sulla punta della montagna che gli è proprio di fronte si guadagna una visione d'insieme appagante e super consigliata.
Scendendo decidiamo di fare l'opposto dell'andata, ovvero prendiamo la direttissima fino a malga Moraretto e da li invece di scendere nuovamente nel bosco prendiamo la sterrata più comoda fino al rifugio Tolazzi da dove eravamo partiti.
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Pal Piccolo
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- Scritto da Manuel
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Escursione: Dal passo di Monte Croce Carnico al Pal Piccolo
Luogo: Passo di Monte Croce Carnico
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione impegnativa con alcuni punti non adatti a chi soffre di vertigini
Durata: 1,30h - Sola andata, per 2,4 km
Panorama: 5/5 - Siamo circondati dalle montagne e dalla storia. Posto fantastico!
Avvistamenti : No
Passeggino: No

2.4 km, 01:59:21
L'escursione al Pal Piccolo è una escursione che non va assolutamente tralasciata se ci si trova in Carnia, perché permette di salire in quota in un vero e proprio museo a cielo aperto, teatro di aspri scontri durante il primo conflitto mondiale.
Raggiungiamo il passo di Monte Croce Carnico dove parcheggiamo l'auto. Si nota subito l'enorme pala eolica appena varcato il confine con l'Austria. Guardando la vecchia frontiera, a destra, in fondo al parcheggio, dietro al monumento a Giovanni Macchi Maggiore Guardia di Finanza, c'è l'inizio del sentiero che porterà su in cima al Pal Piccolo. Con rammarico la prima cosa che salta agli occhi è la cafonaggine di alcuni escursionisti (o forse dei camperisti) che proprio qui dove il sentiero comincia decidono di creare una piccola discarica. Si capisce subito dalla partenza che il sentiero sarà sempre stretto e con pendenze notevoli. Salendo si incontrano delle falesie dove alcuni arrampicatori si cimentano e sfidano se stessi. Proseguiamo senza sosta lungo lo stretto sentiero che non presenta quasi mai punti esposti, ma un ruzzolone, soprattutto in discesa, potrebbe accadere, quindi bisogna prestare attenzione a dove si mettono i piedi. La salita non molla mai, ogni tanto si incontrano degli slarghi dove riposarsi, qualche baraccamento e alcune gallerie scavate nella roccia, ma il sentiero tira fino su in cima, non c'è tregua, ci mettiamo l'anima in pace, siamo allenati.
Continuando a salire arriviamo ad un bivio che indica a destra la via per il Freikofel, ma il nostro obiettivo ormai è li a portata di mano, vediamo il panettone del Pal Piccolo. Tiriamo dritti, facciamo l'ultima sosta prima della vetta li dove c'è un proiettile di canonne e una targa commemorativa.
Arriviamo sotto il Pal Piccolo. Ora per salire ci sono due vie. La difficile, che saltiamo perché accompagnati da bambini, e la facile, che ci vede guadagnare la vetta grazie ad una ripidissima scala in legno, e poi arrampicandosi tra scalinate di roccia fino alle prime trincee. Sebbene a salire la scalinata sia molto facile, a scendere la notevole ripidità potrebbe essere fonte di problemi per chi soffre di vertigini, perché si ha la sensazione di essere quasi verticali e non ci sono pendii dolci sotto la scala, ma ripidi burroni. Ci sono comunque corde d'acciaio che fungono da passamano e che in caso di paura potete usare per ancorarvi con un imbrago. Oppure fatela come ho visto fare ad alcune persone, seduti o al contrario.
Dalla vetta inizia la vera e propria visita al Pal Piccolo. Siamo circondati a 360 gradi dalle trincee, baraccamenti, postazioni d'artiglieria, ripari di fortuna. Si capisce quanto fossero vicine le trincee e quanto deve essere stata dura la vita quassù 100 anni fa, tra freddo e neve.
L'unico modo per godere a pieno di questo museo a cielo aperto è esplorare, sempre con attenzione, e spostarsi tra una trincea e l'altra, raggiungere il trincerone, proseguire oltre, affacciarsi dalle feritoie.
Quando decidiamo di scendere resta un pò l'amaro in bocca, una sensazione di aver potuto fare di più, aver visto di più, ma è ora di scendere.
Discesa che avviene per la strada dell'andata.
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Rifugio Zacchi
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Escursione: Dai laghi di Fusine al rifugio Zacchi
Luogo: Laghi di Fusine
Condizioni Meteo : Soleggiato
Difficoltà: Escursione semplice.
Durata: 1h - Sola andata, per 2,7 km
Panorama: 2/5 - Siamo sotto le pareti del Mangart
Avvistamenti : No
Passeggino: Si, bisogna però fare la variante che usano le auto di servizio.

2.7 km, 01:13:53
Quando lo scorso anno avevamo visitato la zona del Tarvisiano, una delle escursioni che non eravamo riusciti a fare è stata quella che dai laghi di Fusine sale al rifugio Zacchi.
Tornare ai laghi di Fusine è stato davvero un piacere. Sono tra i laghi alpini più belli che abbiamo in Italia, e lo scorso anno li ho visitati più volte, all'alba, al tramonto, di notte a fotografare le stelle. Parcheggiata l'auto al lago superiore (costo dell'ingresso alla zona dei laghi sui 4 o 6 euro) prendiamo un caffè allo chalet sul lago e poi subito in marcia, sul sentiero che parte subito dietro la piccola baita, per inolstrarsi nel bosco. Ci sono due strade per salire al rifugio Zacchi, la prima e piu comoda è quella sterrata di servizio al rifugio.
La seconda è quella che abbiamo scelto noi, nel bosco, un comodo e largo sentiero che rispetto ai sentieri della Carnia sembra una passeggiata. Infatti passo dopo passo divoriamo la salita, mai impegnativa, sempre all'ombra degli alberi, fino a raggiungere in 50 minuti il rifugio Zacchi, situato su una spianata proprio sotto le cime slovene come il Mangart.
Rifugio molto carino e soleggiato.
Rifugio De Gasperi
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Escursione: Dal parcheggio delle piste di fondo in val Pesarina
Luogo: Val Pesarina
Condizioni Meteo : Variabile
Difficoltà: Escursione su un bel sentiero di montagna, ripido e scivoloso dopo un acquazzone.
Durata: 1,17h - Sola andata, per 2,8 km
Panorama: 2/5 - Si vede tutta la val Pesarina
Avvistamenti : No
Passeggino: No.

2.8 km, 01:48:01
Tra i boschi della Carnia, sopra vecchie piste da sci in disuso, abbarbicato sulla montagna, c'è il rifugio de Gasperi.
Per raggiungerlo bisogna innanzi tutto arrivare in Val Pesarina, più precisamente al Centro Fondo di Sci. La valle è davvero molto selvaggia, non si incontrano molte automobili, se non quelle che sono al parcheggio da dove parte il sentiero, e non sono poi molte.
Subito dietro il bar, poco oltre il parcheggio, c'è un sentiero che parte subito dritto nel bosco e che ci lascia possibilità di scelta, almeno per i primi 200/300 metri. Sterrata comoda fino all'attacco del sentiero, oppure dritto per dritto tagliando per il bosco.
Scegliamo questa soluzione, e arriviamo all'inizio del sentiero che ci condurrà, con non poca fatica, al de Gasperi. I bambini saranno invogliati dalle statue di legno di gnomi e folletti, da trovare lungo il sentiero, che è molto in ombra e molto umido e fangoso in alcuni punti se i giorni precedenti c'è stata pioggia.
Si sale senza mollare un attimo, sempre in mezzo al bosco, fino ad arrivare ad una serpentina che sale ripida sulla montagna. Sono gli ultimi metri, dopo finalmente dietro gli alberi ecco spuntare il rifugio, che si rivela una piacevole sorpresa. Musica dal vivo, birra, buon cibo. E ampio spazio per i bambini per giocare, magari facendo una partita a bocce sulla pista proprio dietro il rifugio. Il panorama non si apre a 360 gradi, perché siamo sotto un costone di montagna, ma si domina tutta la val Pesarina, e tanto basta.
Si riscende, facendo attenzione, lungo il sentiero dell'andata!
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